LA GASTALDA

di Carlo Goldoni, regia di Ezio Maria Caserta

messinscena di Jana Balkan

con

Isabella Caserta e Roberto Vandelli

musiche composte ed eseguite dal vivo da Valerio Mauro

Il testo utilizzato è quello originario della prima stesura (1753)

Note di regia

Corallina, la gastalda (oggi la grafia dice castalda), parla, com’è naturale, in dialetto veneziano. Stimolato dal ritorno nella compagine Medebach della bella e indiavolata Maddalena Marliani, ex moglie del Brighella che aveva lasciato per “capricci d’amore” (per lei ha scritto anche “La locandiera”), Goldoni traduce la parte della protagonista (ambientata in una villa sul Brenta) dall’originario dialetto in lingua (perché l’attrice era toscana) e inaugura una nuova serie di testi incentrati sulla “villeggiatura”. “La gastalda” svolge il tema (caro al ‘700) della serva-padrona: la governante che riesce a sposare il principale attempato, ma agiato e in grado di garantirle una sicurezza economica. Il testo è ricco di colpi di scena e situazioni comiche, di scambi di persona, di qui-pro-quo (per esempio Lelio, credendo la Gastalda figlia di Pantalone, le regala l’anello di fidanzamento e chiede al padre la mano di lei, senza sapere che lui, a sua volta, è innamorato della stessa donna), di personaggi grotteschi come lo stesso Lelio che commette strafalcioni quando parla, o Ottavio, che, povero in canna, è costretto a scroccare i pasti e sostiene altezzosamente la parte del benestante, o Beatrice, anche lei piena di arie, o i simpatici Arlecchino e Brighella. Sullo schema accattivante della “Commedia dell’Arte” il gioco scenico si sostiene vivacissimo e pieno d’imprevisti. Sono molto buffe le arrabbiature del vecchio Pantalone, rifugiatosi in campagna per corteggiare Corallina e stare con lei, che si vede invadere la casa da un continuo via vai d’intrusi indesiderati (questo flusso inarrestabile, che s’impone per forza d’accumulo, ricorda i “Seccatori” di Molière).

La freschezza di linguaggio e il dialogo serrato e pulito rendono questo testo gustoso e gradito pure all’ascoltatore contemporaneo. C’è, innanzi tutto, la prepotente figura di questa graziosa “serva – amorosa” (che poi trapasserà nella Mirandolina), piena di brio, dominatrice della situazione, adatta ad un’attrice di deciso spessore comico e di forte carattere. E c’è un Goldoni di notevole caratura con una “vis” comica a tutto raggio: comico di battuta, di linguaggio, d’atteggiamento, con l’uso di controsensi, del comico di situazione, d’epilogo, di carattere.

Pantalone è proposto con un respiro profondamente umano. Il vecchio spasimante invaghito assume toni patetici e ilari. La figlia, che ha la “fregola” d’incontrarsi con l’innamorato, si agita in modo risibile. L’intrecciarsi dei casi arriva all’acme quando i suoi due corteggiatori impugnano le armi ed iniziano un duello (destinato – come è giusto nell’universo goldoniano – a naufragare nel nulla). Ezio Maria Caserta

 

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