“La meraviglia è sempre grande di fronte alla capacità del linguaggio artistico di mutare la forma del fatto tragico senza alterarne l’importanza, la sostanza. Il testo di Marco Ongaro coniuga la consapevolezza della denuncia e l’astrazione della poesia per comunicare un messaggio armonioso, coerente, anche sottilmente ironico, che trasporta lo spettatore nello spettacolo e nella bellezza della rappresentazione senza mai peccare in leggerezza. Negli interventi sul palco, quasi a svolgere le funzioni di un moderno coro, le sue composizioni offrono immagini che hanno tutto il sapore ed il potere evocativo della grande canzone d’autore italiana. Isabella Caserta riempie assolutamente la scena grazie ad una maestria interpretativa e ad una sensibilità trascinanti, contagiose nel sorriso come nella commozione.

(Cristina Scatolini, “Eumagazine” maggio 2009)

“In questa toccante scrittura drammaturgica, scena dopo scena Olga ci racconta di lei, della sua terra, delle antiche tradizioni che costituiscono l’anima e la forza di un popolo economicamente povero ma allo stesso tempo ricco di valori morali e di dignità. Il testo, poetico e toccante, nella sua disarmante immediatezza, ci costringe a guardare la situazione dal punto di vista dell’immigrato e lo fa senza retorica ma solo con lucida e scarna obiettività. Sul palcoscenico la bravissima Isabella Caserta, per quasi un’ora e mezza, dà voce ad una donna semplice, dolce e coraggiosa. La sua Olga conquista e commuove regalando al pubblico, in un alternarsi di drammaticità ed umorismo, momenti di grande tensione emotiva. Spettacolo particolare, che tocca il cuore e che non lascia indifferenti”.

(Ida Ippoliti, “Il Foyer” 11/05/2009)

“Attraversando il tempo e l’Europa, Isabella Caserta regala al pubblico un monologo in cui veloci sono i passaggi dal lirismo all’ironia alla disperazione alla tragedia, il tutto in un perfetto equilibrio della scena e dei tempi che coinvolge lo spettatore permettendogli di capire le intime vicissitudini di un animo che cerca, tra il mare di peripezie affrontate e da affrontare, il ristabilimento di un equilibrio finale nella speranza”

(Alessandra Cianetti, “Blog.culturalazio” 11/05/2009)

“Il testo fornisce alcune informazioni storiche e antropologiche interessanti specie quando spiega l’importanza data alla vecchiaia e quando mette in relazione l’atavico valore assegnato alla terza età con il badantato. Olga è un mix di sapienza e bonarietà, giovialità e disperazione…”

(P. Pol. “Il Messaggero”, 7/05/2009)

“La poesia si mescola alla cronaca sulle tracce di un sogno: sistemarsi e poi tornare al proprio paese, costruire una casa nel proprio villaggio, assicurare ai propri figli un futuro migliore. Isabella Caserta è interprete dello spettacolo in cui si susseguono canti, sussurri e preghiere, storie di ordinaria disperazione di una vita precaria. Le canzoni di Marco Ongaro, che canta dal vivo, accompagnano e scandiscono i passaggi della narrazione tra emozioni, ricordi e nostalgia”.

(A. V., “La Repubblica Trova Roma”, maggio 2009)

“Andata/Ritorno/Andata ovvero la trasposizione teatrale dei cosiddetti viaggi della speranza e le difficoltà giornaliere della vita precaria dei migranti. Non solo problemi legati a povertà e sfruttamento ma, soprattutto, il disagio della mancanza di riferimenti culturali propri e la perdita di identità”.

(Rosa Pascale, “Corriere dello Sport” 6/05/2009)

“Al recitativo si alternano i brani musicali che fanno da contrappunto ad una narrazione fluida ed estremamente coinvolgente che ci fa vivere in presa diretta la drammaticità di un fenomeno attuale”

(F. Garatti, “Multimedia Information, Cultural Service” 6/05/2009)

“Teatro civile per attrici d’eccellenza: il viaggio di Olga nel mare dei sogni…Al centro del monologo a binari paralleli – musica e parole- uno di quei viaggi della speranza che conosciamo dalle cronache dei giornali”.

(“Roma c’è” maggio 2009)

“Una drammaturgia intensa e modernissima sull’Italia vista dagli immigrati come un Eldorado a portata di mano”

(“Epolis”, Roma, 5/05/2009)

“Nostalgia e lirismo, tristezza e bellezza, sogno e magia… Un’Olga corposamente, visceralmente presente e insieme simbolicamente emblema della donna, della sofferenza, dell’amore, della maternità. Creatura commovente disegnata da Marco Ongaro con sensibilità rara… e disegnata in scena da Isabella Caserta con forte pathos, con passaggi rapidi dal riso al pianto, con la voce che si dilata, si increspa, sprofonda in toni rochi, s’innalza, trascina sull’onda dei sentimenti… Gli applausi non volevano finire, pervasi da un sentimento di condivisione”

(Raffaello Canteri, “Verona Time” agosto/settembre 2008)

“Opera di raccordo per tentare di avvicinare le parti: l’emigrante da un lato, il popolo che lo accoglie dall’altro. Olga ci porta a conoscere il suo paese e i luoghi da cui proviene, trasmettendoci affetto più che paura…”

(M. Sorio, “ Corriere della sera” 27 luglio 2008)

“Il testo di Ongaro e la bravura della Caserta sono d’una tale bellezza e d’una tale bravura che chi scrive è ritornato due volte a vederlo…La cronaca quotidiana e il dolore si fanno poesia, i sogni si fondono con la realtà e il dolore si fa racconto. Ad un testo toccante fa riscontro una regia intelligente e coinvolgente…Applausi convinti con molte chiamate”

(S. Stancanelli, “Amici della musica” giugno 2008)

“Pur nello specifico del tema dell’immigrazione, la storia si propone come metafora dell’esistenza di ognuno nella città globalizzata…”

(Beatrice Benedetti, “Dnews” 4 giugno 2008)

“Musica e parole nel difficile viaggio verso altre realtà. ‘Andata/Ritorno/Andata’ ha il pregio di non essersi incanalato in una scia di commiserazione della povertà extracomunitaria…Il secondo pregio è ritrovare d’incanto il Teatro/Laboratorio, le sue panche scomode, i suoi ricordi…Il recitato ha aperture gradite verso l’ironico così da dare un respiro leggero al dramma…”

(S. Azzoni, “L’Arena” 9 giugno 2008)

“Isabella Caserta racconta e interpreta in un crescendo talora drammatico, talora spensierato, storie di disperazione di una vita precaria, della mancanza d’identità, dei dubbi sull’esistenza. Le canzoni di Marco Ongaro accompagnano e scandiscono i passaggi della narrazione…”

(“Veronalive” giugno ‘08 )

“Umorismo e amarezza s’intrecciano in una regia che accompagna e sottolinea la forza e la poesia del testo”

(A. Galetto, “Carnet Verona” giugno 2008)

“Il progetto nasce dalla constatazione che spesso molti stranieri approdano in Italia e in Europa con tanti sogni da realizzare, in primo luogo la speranza di trovare un lavoro e, una volta risolte le loro difficoltà economiche, ritornare nel loro paese. Quello che ci aspetta è una società multietnica e una cultura che deve guardare, pur nel rispetto e nella salvaguardia della nostra, alla pacifica convivenza di popoli culturalmente diversi, che trovano nello scambio del loro sapere e delle loro civiltà la crescita reciproca”.

(“Tellusfolio.it”, 19 maggio 2008)