Nella realtà dell’inganno il serpente mangia se stesso
by Cinzia Inguanta 18/05/2019

Il serpente – Francesco Laruffa e Isabella Caserta

«All’età di trentatré anni il Figlio dell’Architetto è morto sulla croce, io invece ho scoperto il canto che è un modo di esprimersi anche quello e la mia vita è cambiata».
Per la rassegna L’Altro Teatro, il 17 maggio 2019 ha debuttato al Teatro Camploy di Verona la nuova produzione del Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio: Il serpente. La pièce è stata tratta dall’omonimo romanzo di Luigi Malerba da Francesco Laruffa, che insieme a Isabella Caserta ne ha curato anche la regia.
Il protagonista, un commerciante di francobolli interpretato da Laruffa, racconta la propria storia, frutto della sua fantasia mitomane e di una visione alterata del reale. È la storia di una mente in preda all’inganno e che adopera coscientemente l’inganno per essere ascoltata. Menzogna, dopo menzogna, sorridiamo delle vicende di quest’uomo che nella finzione sembra ritrovare la propria dimensione, e che nell’invenzione costruisce la propria quotidianità e riscatta la propria solitudine. Ma la domanda è: «Può volare un commerciante di francobolli?».
«All’età di trentatré anni il Figlio dell’Architetto è morto sulla croce, io invece ho scoperto il canto che è un modo di esprimersi anche quello e la mia vita è cambiata» racconta il protagonista che ha iniziato a frequentare un corso di canto. Ma anche questa realtà (?) ha regole che l’uomo non riesce a sostenere e così inventa il “canto mentale”. Un canto che inevitabilmente resta incomprensibile al mondo. In questo contesto incontra Miriam, Isabella Caserta, immaginaria amante-fidanzata, che come la realtà rimane inconoscibile. Miriam è eros allo stato puro che va scandito in accordo ai tempi musicali. Miriam di cui il protagonista diventa così geloso che non potrà fare a meno di uccidere e poi divorare. È l’uomo che mangia la propria invenzione. È il serpente che magia se stesso. E la domanda diventa: «Può volare un cannibale?».

Il serpente -Teatro Camploy di Verona. Anna Lapenna Malerba, Giovanna Bonardi Malerba, Francesco Laruffa e Isabella Caserta dopo lo spettacolo.
Nel tentativo di confessare il proprio delitto il commerciante-cannibale rimane schiacciato dal peso della sua stessa storia, una concreta finzione o forse un’allucinata realtà, ritrovandosi solo con un unico desiderio «restare fermo, immobile, in posizione orizzontale, con gli occhi chiusi, senza tirare il fiato, senza sentire voci e campanelli, senza parlare. Al buio».
Abbiamo riso durante questo racconto surreale, ci siamo commossi perché ci siamo riconosciuti nell’alienazione del protagonista, incapaci come lui di tracciare il confine tra il nostro inganno e la nostra realtà.
Cinzia Inguanta

14 maggio 2019
Spettacoli
Debutta “Il serpente” di Luigi Malerba

TEATRO CAMPLOY. Un giallo? Un flusso di coscienza allucinato? Un racconto metafisico venato di umorismo? Un po’ di tutto questo nella pièce teatrale che debutta a Verona in prima nazionale.
Venerdì 17 maggio 2019 alle 20:45 al Teatro Camploy di Verona debutta per la rassegna L’Altro Teatro la nuova produzione del Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio Il serpente tratto dal romanzo di Luigi Malerba. Il Serpente potrebbe sembrare un giallo a sfondo passionale: un commerciante di francobolli conosce Miriam, si innamora e diventano amanti, ma la realtà è deformata… Il Serpente è una perla della letteratura italiana del secondo ‘900 difficile da catalogare in un genere. Un giallo? Un flusso di coscienza allucinato? Un racconto metafisico venato di umorismo? Un po’ tutto questo, ma anche una struttura narrativa che nega e smentisce il racconto stesso, spiazzando continuamente il lettore. Malerba crea una vicenda kafkiana, ossessiva, claustrofobica, con tratti decisamente umoristici, in cui il protagonista vive un’esistenza sostanzialmente alienata, solitaria e proprio per questo riempita dalle sue fantasie paradossali. «Un uomo comune che arricchisce la propria insignificante vita con delle menzogne». Chi non è mai stato tentato di farlo?
Luigi Malerba è uno dei fondatori insieme a Umberto Eco ed Edoardo Sanguineti del Gruppo 63. «Il Serpente – suo primo romanzo – rappresenta in pieno lo spirito sperimentale e neoavanguardista del Gruppo, che opponeva al clima di conservazione culturale vigente, la ricerca di nuove soluzioni linguistiche e una grande libertà narrativa e di sperimentazione». (A. Boggio)
Trasponendo in forma drammaturgica il clima surreale, comicamente doloroso, di un racconto ambientato nel cuore urbano di una Roma di metà degli anni ’60, con suggestioni di luoghi e di tipologie tuttora riscontrabili, si è cercato di mantenere fedelmente l’atmosfera rarefatta e come sospesa del romanzo. In un periodo come quello attuale in cui si tende in modo ossessivo verso un’esistenza “social”, una storia così estrema, ma anche così umana, può suggerire una riflessione su alcune dinamiche individuali della nostra mente e dei nostri istinti.
Regia di Isabella Caserta e Francesco Laruffa. Con Francesco Laruffa e con la partecipazione di Isabella Caserta. Adattamento teatrale de “Il serpente” di Luigi Malerba, edito in Italia da Editore Mondadori, a cura di Francesco Laruffa. Produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio. Scene e costumi Laboratorio Teatrale. Attrezzerie Peroni. Trucco e parrucco Mialitiana Sartor. Elemento scenico a cura di Accademia di Belle Arti di Macerata – Dipartimento di Scenografia Prof. Enrico Pulsoni e Benito Leonori. Responsabile tecnico Luca Cominacini. Coordinamento Jana Balkan. Lo spettacolo fa parte del progetto #amorlietomalatonegato ideato da Isabella Caserta. 1a nazionale.
Biglietto € 14,00 intero – € 12,00 ridotto over 65 – € 10,00 under 30 e persona con disabilità + accompagnatore. I biglietti si acquistano direttamente al botteghino del teatro la sera dello spettacolo. Biglietteria aperta dalle ore 19.30.
Info 0458031321 – 3466319280 – info@teatroscientifico.com – www.teatroscientifico.com.

TRAIETTORIE 19 maggio 2019
IL SERPENTE, L’ORIGINALE SPETTACOLO DEL TEATRO LABORATORIO, AL CAMPLOY DI VERONA
maggio 19, 2019
il serpenteUna bella sfida di regia la nuova produzione teatrale “Il serpente”del Teatro Laboratorio in scena al Teatro Camploy di Verona il 17 maggio 2019, in chiusura della Rassegna L’Altro Teatro.
Tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Malerba, edito da Editore Mondadori e adattato teatralmente da Francesco Laruffa che ne firma la regia con Isabella Caserta e con la quale lo interpreta, già implicitamente invita alla sperimentazione, non foss’altro per la dichiarazione d’intenti sottesa dello stesso autore Malerba, in quanto appartenente al neoavanguardista Gruppo’63, insieme a Umberto Eco e Edoardo Sanguinetti, formazione incline alla sperimentazione di nuovi linguaggi.
Il serpente racconta di una vicenda umana paradossale, ambientata in una Roma degli anni ’60, della piatta vita di un commerciante di francobolli talmente povera di calore e di rapporti umani da vivere all’interno di una dimensione onirico allucinatoria nella quale la mente inventa personaggi, azioni, relazioni.
Aldilà dell’originalità dello spettacolo, che in modo interessante ci invita a riflettere sul confine sottile tra realtà soggettiva ed oggettiva, tema oggi quanto mai pertinente, in un momento che ci vede sempre più sprofondare nelle nostre solitudini esistenziali, nonostante il moltiplicarsi dei “social”, ci sembra che la sfida più importante nella realizzazione di questo lavoro si sia posta alla regia.
Si avverte nello spettacolo una particolare attenzione alla scelta dei linguaggi, che senza tradire il testo originale di Malerba, potesse al contempo superarlo risultando trasversale allo scorrere del tempo.
Come quindi, mantenendo l’ambientazione storica del periodo, non cadere in clichè immediatamente riconoscibili di effetto immediato, rischiando di circoscriverlo a fatto privato e unico? Come rendere al contrario grottescamente attuale questo testo, oggi, era dei social? Come inoltre non svelare la verità per tutto lo spettacolo, mantenendo una certa suspence e rendendo credibile la doppia vita del protagonista?
Pochi tratti essenziali collocano il racconto: un’auto d’epoca e qualche oggetto di scena, mentre le immagini di strada di una Roma affaccendata d’allora scorrono a tratti a tutto campo inghiottendo la vita del protagonista, tra le più suggestive canzoni del periodo, a tratti venate d’ironia.
Ci sembra però che la risposta più efficace a queste sollecitazioni ce la dia in buona parte la scelta interpretativa di Laruffa, attenta ad esternare, anche esagerando i propri stati d’animo che sembrano fluire liberi e inconsapevoli, senza distinzione tra intenzione, pensiero ed azione, snodandosi lungo un unico piano e spiazzando lo spettatore attento che solo alla fine, a verità svelata, ritroverà il senso del tutto.
Un Laruffa a proprio agio e padrone della scena, accompagnato dalle brevi apparizioni di una Isabella Caserta ammaliatrice.
Pensiamo anche che, come successo per altre produzioni del Teatro Laboratorio/Teatro Scientifico, per la scelta di percorsi meno ovvi e scontati, lo spettacolo potrebbe dividere il pubblico, peraltro favorevolmente colpito nella serata del 17.
Emanuela Dal Pozzo

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